sabato 21 gennaio 2017




Un paio di giorni fa abbiamo visto una foto impressionante durante un evento a Barcellona: eri in mezzo a una folla di giornalisti che indossavano il visore e non potevano vederti. Alcuni critici affermano che questa fotografia mostri come la realtà virtuale possa isolare gli utenti. Come reagisci a queste preoccupazioni?
Zuckerberg: Niente potrebbe essere più lontano dalla verità. Si tratta casomai dell’esatto contrario. Attraverso il visore veniva mostrato un video di bambini che giocavano a calcio: gli utenti hanno potuto guardare intorno a loro e condividere un’esperienza altrimenti impossibile. Come andare al cinema, ma potendo ricevere un coinvolgimento più personale. Penso che le persone tendano ad essere preoccupate per ogni nuova tecnologia che si presenta. Ma gli esseri umani sono fondamentalmente esseri sociale, quindi penso che in realtà, se capiamo che una tecnologia non ci aiuta socialmente, questa non potrà prendere piede e avere successo. Probabilmente si può andare indietro nel tempo e tornare anche ai primi libri pubblicati: scommetto che le persone si chiedevano quale fosse il motivo per cui si doveva leggere quando si poteva parlare con altre persone? Il punto chiave della lettura è che grazie ad essa si arriva a immergersi profondamente in un nuovo sè e in una prospettiva nuova. Poi, la stessa cosa è stata detta con i giornali, i telefoni, i televisori. Ora è la VR.
Un paio di settimane fa ho incontrato un imprenditore israeliano, un neuroscienziato che ha detto in un paio d’anni sarà in grado di sviluppare una tecnologia capace di creare esperienze in realtà virtuale senza dover indossare visori; come una sorta di ologramma. Sembrava affascinante, ma anche abbastanza fantascientifico.
Zuckerberg: Penso che andremo proprio in quella direzione. Non so tra quanto tempo: immagino che indossando dei normali occhiali potremo fruire esperienze coinvolgenti o solamente visualizzare informazioni. Sì, ci sono numerosi imprenditori che stanno facendo progressi su un certo numero di problematiche tecniche, ma io continuo a pensare che ci siano alcune questioni fondamentali legate all’ottica che hanno bisogno di avere risposta. Poi, una volta che le avremo, dovremo capire come produrre queste esperienze su larga scala. Se un prodotto costa 10.000 o 20.000 dollari (il costo dei primi computer) poche persone potranno permetterselo: solo quando quasi tutti saranno in grado di possederle allora diventerà reale.
Dal punto di vista di Facebook, quale sarà la prossima grande tendenza dopo la Realtà Virtuale?
Zuckerberg: Credo che il nostro lavoro si focalizzerà su tre orizzonti temporali. Ci sono i prodotti e le elementi business che importanti da sviluppare ora, come Facebook e News Feed, Instagram, in una certa misura WhatsApp. Poi, per i prossimi cinque anni, ci sono una manciata di nuove sfide che abbiamo bisogno di capire e in tale senso il formato video è probabilmente il più grande. Credo che i video diventeranno una tendenza grande quasi quanto il mobile.
Poi c’è la visione a lungo termine (10 anni), e per realizzarla stiamo investendo in tre grandi aree. Una è la connettività – facendo in modo che tutti nel mondo abbiano accesso a Internet. Oggi solo 3 di 7 miliardi di persone hanno accesso a Internet. Nei paesi poveri Internet può essere il modo migliore per garantire l’accesso a materiale didattico e all’informazione, come alla salute.
La seconda area è l’AI (intelligenza artificiale). Ci aspettiamo un sacco di progressi che porteranno grandi avanzamenti  nella società: riduzione di incidenti stradali grazie alle self driving cars, diagnosi precise per le malattie. La terza area è lo sviluppo di una piattaforma di elaborazione successiva, che a nostro avviso è la VR e la realtà aumentata.

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